La sfida by Kristine Kathryn Rusch

La sfida by Kristine Kathryn Rusch

autore:Kristine Kathryn Rusch [Rusch, Kristine Kathryn]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nixnax
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


31

Rugar bussò un colpo alla porta della capanna dei Wisp, quindi entrò. Nella capanna c’era odore di fumo di legna e di pane appena sfornato. Gift era seduto sul pavimento, come faceva spesso. Quando lo vide, lanciò un lieve grido e arretrò. Rugar terrorizzava il bambino, e lui non avrebbe saputo dire perché.

— Mamma! — gridò Gift, quindi si alzò e indietreggiò fino a trovarsi contro la parete. Rugar gli sorrise, ma non servì a metterlo a suo agio.

Gift era un bel bambino. I suoi capelli erano di un nero così lucente che le fiamme del camino vi accendevano riflessi blu. Gli occhi erano rotondi, sorprendenti, colmi di intelligenza. Le sopracciglia arcuate, gli zigomi alti e i lineamenti delicati gli davano l’aspetto di un fey, ma aveva lo stesso volto del padre. Chiunque avesse visto lui e Nicholas insieme avrebbe capito di chi era figlio.

Rugar non riusciva mai a dimenticarlo.

Niche sbirciò dalla stanza sul retro. Reggeva in mano un asciugamano. Wind era alle sue spalle, e i suoi delicati lineamenti erano smunti. Avevano l’aria di due che non dormivano da diversi giorni.

— Avrei detto che foste in lutto — disse Niche, in tono freddo. Posò l’asciugamano su un tavolino alla sua sinistra ed entrò nella stanza.

— Ho saputo che il ragazzo ha avuto dei disturbi.

— Adesso sta bene.

Gift li osservava dalla parete. Per essere uno che era stato sul punto di morire, sembrava il più sano di loro tutti.

— La Sciamana aveva detto che non avrebbe superato la notte. Vorrei sapere cos’è successo — disse Rugar.

Niche guardò Gift. Gli occhi del piccolo erano sgranati. — Gift, vuoi lasciarci, per favore?

— No — rispose lui, con un sorprendente tono da adulto.

— Gift, devo discutere da sola con tuo nonno. — Niche si voltò verso il bambino per parlargli, e Rugar notò che le sue ali erano bendate e fissate lungo i fianchi. Lì era successo qualcosa. Qualcosa di grave.

— Coraggio, ragazzo. Lascia che ti porti fuori — disse Wind.

— No — ripeté Gift, senza staccare lo sguardo da Rugar. Nei suoi occhi di adulto c’era un’avversione che non vi era mai stata prima.

Rugar attraversò la stanza in due passi e gli si accovacciò di fronte.

Il bambino cercò di ritrarsi ancor di più nella parete. — Hai qualcosa da dirmi, figliolo?

Gift increspò le labbra. Niche gli fece un cenno di diniego con la testa. Lui non la guardò nemmeno. Socchiuse gli occhi, in tutto simile al padre quando Rugar aveva tentato di portargli via la neonata.

— L’hai lasciata morire. — Le parole del bambino erano fredde.

Rugar indietreggiò di un passo.

Niche si mise una mano sul cuore e guardò Gift, come a chiedergli di spiegarsi. Wind era confuso.

Rugar aveva l’impressione che gli avessero tolto l’aria. — Come? — chiese.

— Ci ho riflettuto — disse Gift. — L’hai lasciata morire.

— Non è morto nessuno, Gift — disse Niche.

— Allora perché dovrebbe essere in lutto, eh? E perché mi costringete a chiamarlo nonno? Nessuno di voi due lo chiama padre.

Niche lanciò un’occhiata supplichevole a Rugar, ma lui non riusciva a controllare la situazione.



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